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Nel 1911, quando il filosofo Thomas E. Hulme definì Bologna «una perfetta città», non sapeva di rendere un tributo all'ambiente dov'era nato e cresciuto Riccardo Bacchelli. Il padre avvocato, a lungo presidente della Deputazione provinciale, poi deputato, fu uno dei pubblici amministratori più illuminati della città dello Studio. Il nonno materno, emigrato dalla Svizzera, governava la Società Nazionale del Gas in accordo col Comune. La dimora di famiglia, aperta e cosmopolitica, era una «casa civile d'alta coltura», dove Giuseppe Bacchelli e Anna Bumiller, al vertice della classe dirigente cittadina, crescevano i cinque figli in un clima autenticamente libero e liberale, umano e umanistico. «La vita anteriore» ricostruisce così la formazione di Riccardo Bacchelli fino alle soglie della Grande Guerra, tra l'esordio romanzesco con «Il filo meraviglioso di Ludovico Clò», gli scritti giornalistici affidati alla «Patria» e alla «Voce» fiorentina, per giungere ai «Poemi lirici». La storia amministrativa ed economica di Bologna viene perciò evocata nelle sue relazioni con la famiglia: i genitori, i fratelli Mario (un importante pittore della generazione di Giorgio Morandi), Beatrice, Giorgio, Guido, assumono via via il giusto rilievo accanto alla centrale figura del futuro demiurgo del «Mulino del Po». A esserne illuminata è un'intera stagione della nostra più alta cultura, capace di coniugare la solida raffinatezza della sua formazione con l'autentica responsabilità civile della modernizzazione del Paese.